Il tema della sostenibilità non resterà a lungo prerogativa delle grosse società quotate in borsa o che operano sui mercati finanziari, ma è destinato, nell’arco dei prossimi due anni, a riguardare la gran parte delle imprese, e vi spieghiamo il perchè.
Le due direttive europee
Di grande interesse nei prossimi due anni son le nuove direttive Europee (una pubblicata a dicembre 2022 e l’altra ancora in fase di bozza) che la Commissione Europea ha messo a punto per definire un quadro normativo della responsabilità sociale e della sostenibilità per le imprese europee nei prossimi anni. Si tratta della proposta di direttiva Corporate responsibility due diligence e della direttiva Corporate sustainability Reporting (CSRD) .
Corporate responsibility due diligence
La prima prevede l’obbligo per le imprese di individuare i rischi e, se necessario, evitare, far cessare o attenuare gli effetti negativi delle loro attività sui diritti umani, come il lavoro minorile e lo sfruttamento dei lavoratori, e sull’ambiente, ad esempio l’inquinamento e la perdita di biodiversità. Apparentemente la proposta coinvolge solamente grandi aziende (inclusi gli enti assicurativi e finanziari) e più precisamente:
1- Imprese con sede nell’Unione Europea:
- Imprese con più di 500 dipendenti (inclusi quelli part-time e altri collaboratori temporanei) e un fatturato globale netto di più di 150 milioni di euro;
- Imprese con più di 250 dipendenti a un fatturato globale netto di 40 milioni di euro, a patto che almeno il 50% del fatturato derivi da uno o più settori identificati come ad alto rischio dalla proposta (per esempio il tessile, l’agricoltura, l’estrazione di minerali).
2- Imprese con sede fuori dall’UE ma che presentano le seguenti caratteristiche:
- Generazione di un fatturato di più di 150 milioni di euro all’interno dell’Unione;
- Generazione di un fatturato di meno di 150 milioni di euro, ma più di 40 milioni nell’Unione, se almeno il 50% del fatturato netto globale è stato generato in uno o più settori considerati ad alto rischio dalla direttiva.
Ma attenzione!!! La direttiva è molto focalizzata sulla gestione della catena di fornitura e sulla qualifica del fornitore sui temi di sostenibilità, effettuata anche attraverso audit condotte da soggetti terzi. Questo vuol dire che molte PMI saranno direttamente interessate dal processo di verifica e dovranno dare ai loro clienti un riscontro completo e oggettivo del loro impegno sulle tematiche della sostenibilità.
Corporate sustainability Reporting (CSRD)
La seconda direttiva, pubblicata a dicembre, è il risultato del processo di revisione della non-Financial Reporting Directive (NFRD) e rappresenta un elemento chiave del pacchetto UE sulla finanza sostenibile. La Direttiva si propone di uniformare e migliorare il reporting di sostenibilità per sfruttare al meglio il potenziale del Mercato Unico europeo e contribuire alla transizione verso un sistema economico e finanziario pienamente sostenibile e inclusivo. I requisiti di reporting dovranno essere applicati da tutte le imprese di grandi dimensioni (la soglia minima verrà abbassata da 500 a 250 dipendenti) e da tutte le PMI quotate sui mercati europei: in questo modo il perimetro si allargherà dalle attuali 11.000 a 49.000 imprese.
Sono in fase di sviluppo e approvazione le metodologie operative per identificare quali aspetti vanno valutati nel report e per quantificare i relativi indicatori, sulla base di dati oggettivi, internazionalmente condivisi e confrontabili. Questi indicatori (ESRS) sono fondamentali per uniformare i criteri e le metodologie per la redazione del report all’interno del mercato unico Europeo, che altrimenti rischierebbe la frammentazione. Entro giugno 2023 dovrebbero essere ufficializzati gli indicatori coi relativi criteri di calcolo e successivamente verranno emanate delle linee guida dedicate alle PMI, in un’ottica di semplificazione. Il report di sostenibilità, che si integrerà al bilancio contabile, verterà sulle tre tematiche Environment – Social – Governance.
Al fine di evitare i problemi legati al Green Washing che si son ampiamente rilevati finora, la Commissione Europea ha introdotto una serie di elementi a garanzia di trasparenza e serietà:
- Requisiti di rendicontazione più dettagliati, seguendo il principio della double materiality: ogni aspetto rilevante per l’azienda in termini di sostenibilità deve essere valutato non solo dal punto di vista dell’impatto ambientale e sociale che ha ma anche dal punto di vista economico, in modo da renderlo più evidente e immediatamente intellegibile per la direzione e gli investitori
- Le informazioni di sostenibilità riportate andranno verificate da un soggetto abilitato alla revisione legale
- Le aziende dovranno taggare digitalmente le informazioni riportate in modo che siano catalogabili in un database europeo pubblicamente accessibile e siano immediatamente disponibili e confrontabili da parte di utenti e investitori
Tirando le somme
E’ quindi evidente che, anche se non si rientrerà direttamente nel campo di applicazione delle direttive, ci saranno almeno 3 buone leve che imporranno alle aziende di qualsiasi dimensione di prendere in considerazione il report di sostenibilità:
- Chiunque partecipa a gare pubbliche sarà valutato anche sulla base della presenza di un report di sostenibilità redatto secondo i criteri delle direttive Europee
- Chiunque rientra nella catena di fornitura di grossi clienti soggetti all’obbligo di sustainability due diligence verrà da questi qualificato sulla base anche delle sue prestazioni in tema di sostenibilità, che verranno verificate tramite audit mirate
- Chiunque si rivolge al mercato consumer si troverà a confrontarsi con concorrenti che faranno del report di sostenibilità un potente strumento marketing e pertanto rischia di perdere fette di mercato sempre più sensibili al tema
Programma Radon è come sempre al fianco dei propri clienti per fornire soluzioni pratiche, concrete e economicamente sostenibili. Due anni sembrano tanti, ma per arrivare pronti al 2024, anno in cui entreranno in vigore queste direttive, non sono poi molti.
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