focus sulla valutazione del rischio technostress e sullo sviluppo delle soft skills nelle realtà produttive!
A testimoniarlo è la ricerca condotta nella decima edizione del Monitor sul Lavoro (Mol) promossa da Federmeccanica e Umana, curata dal professor Daniele Marini.
Secondo l’indagine, svolta su mille lavoratori del settore metalmeccanico, il 69% dei lavoratori è alle prese con strumentazioni ad alto contenuto tecnologico, che li impegnano più mentalmente che fisicamente.
Con Industria 4.0, infatti, si passa dalla – ormai ampiamente diffusa – automazione dei processi ad un nuovo modello di organizzazione produttiva, in cui si ha un costante “dialogo” fra gli stessi macchinari industriali e fra questi e i lavoratori interconnessi, grazie all’automatico scambio di dati raccolti da sensori e veicolati tramite internet.
Un carico di lavoro cognitivo non di poco conto.
Rispetto alla stessa indagine condotta nel 2016, dunque, si assiste ad un progressivo spostamento verso l’alto del sistema delle professioni: come se la diffusione delle nuove tecnologie elevasse sia il contenuto delle mansioni che i requisiti tecnici ed intellettivi dei lavoratori per poterle svolgere.
Sì, perché oggi a fianco delle capacità tecniche e della forza fisica, diventano fondamentali, secondo lo studio: la capacità di svolgere più funzioni, le abilità tecniche informatiche, le capacità analitiche di analisi dei dati e dei processi, il problem solving creativo, le abilità di presa di decisione.
In sostanza, le cosidette “soft skills” nell’industria 4.0 stanno diventando le nuove “hard skills”.
Questo impone ai datori di lavoro una duplice riflessione: da una parte, l’importanza dello sviluppo costante delle soft skills dei lavoratori per facilitare lo svolgimento efficace della loro mansione (soprattutto per chi occupa personale ad elevata seniority). Dall’altra la necessità di considerare, nell’ambito della valutazione dei rischi, anche l’impatto che gli aspetti tecnologici dei macchinari industriali hanno sulla salute ed il benessere delle persone: il rischio technostress, in tal senso, che all’apparenza poteva sembrare una peculiarità dei cosiddetti “colletti bianchi”, nell’attuale processo di evoluzione tecnologica del panorama industriale non può più essere trascurato, ma dev’essere valutato al pari di tutti gli altri rischi professionali.
Gli obblighi di prevenzione derivanti dalla normativa vigente, infatti, riguardano anche i rischi di nuova generazione, costringendo espressamente il datore di lavoro ad aggiornare la valutazione dei rischi in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori.
Una delle sfide, in quest’ottica, che deve affrontare il datore di lavoro è la ricerca di figure professionali in possesso di competenze adeguate per riconoscere questi rischi di nuova generazione, valutarli ed individuare le misure idonee a gestirli in modo efficace, anche attraverso percorsi formativi mirati che sviluppino le soft skills dei dipendenti utili nell’utilizzo delle nuove tecnologie. I professionisti di Programma Radon si sono specializzati, in tal senso, proprio in questo settore, sviluppando modelli di valutazione ed intervento all’avanguardia, consapevoli dell’impatto delle variabili tecnologiche sia sulla salute dei lavoratori che sulla produttività dei sistemi aziendali.
Se sei interessato a comprendere la situazione nella tua azienda, contatta i nostri professionisti, ti aiuteranno a trovare soluzioni di diagnosi ed intervento personalizzate rispetto alle caratteristiche ed esigenze dell’ azienda e dei lavoratori!
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