Alcune indicazioni in una pubblicazione INAIL del luglio 2024.
Nel luglio 2024, l’INAIL ha pubblicato una prima monografia (se ne prevedono infatti altre) dedicata all’integrazione della valutazione dei rischi in un’ottica di genere.
Il quadro normativo attuale.
Il D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. indica la necessità di garantire pari livelli di tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale, tenendo in debito conto le differenze di genere, di età e di provenienza delle lavoratrici e dei lavoratori. L’obiettivo che il Legislatore intendeva perseguire sulla base di tale esplicita indicazione consisteva nel superamento dell’idea di “lavoratore neutro” che nello specifico ambito della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, caratterizzava la normativa precedente. L’appartenenza ad uno specifico genere, (così come gli aspetti legati ad età e provenienza) implica profili di rischio differenti a parità di mansione, che è bene valutare nel modo più puntuale possibile nell’ottica della prevenzione.
La letteratura scientifica prodotta dal crescente interesse sui temi della medicina di genere e dal progresso delle conoscenze di tossicologia, infettivologia ed epidemiologia sugli effetti differenziati per sesso di agenti chimici e microrganismi è a tutt’oggi corposa. Essa necessita però di studi approfonditi e di una revisione sistematica per poter essere utilizzata nel processo di valutazione dei rischi.
Con riferimento alla valutazione dei rischi in ottica di genere, sebbene siano passati circa quindici anni dall’entrata in vigore del D.Lgs 81/08 ancora si rilevano difficoltà attuative e, più in generale, carenza di metodologie standardizzate efficaci per valutare i rischi quest’ottica.
La pubblicazione INAIL del luglio 2024.
Il documento INAIL, intitolato “La valutazione dei rischi in ottica di genere” del luglio 2024, riporta una prima parte di carattere generale che ha lo scopo di inquadrare e contestualizzare la specifica tematica. Il testo offre dapprima una panoramica degli aspetti normativi riferibili allo specifico tema. Troviamo poi una serie di dati statistici occupazionali degli infortuni e delle malattie professionali, la descrizione di alcune esperienze concrete di valutazione dei rischi in ottica di genere, nonché un approfondimento sulla “medicina di genere” e il contributo del medico competente mirato alla prevenzione dei rischi associabili alle differenze di genere.
Nella seconda parte definita “applicativa” sono riportante delle schede di rischio utili per fornire una metodologia concreta, mirata alla integrarazione della valutazione dei rischi in ottica di genere. L’idea di fondo è quella di integrare in un’ottica di genere, la valutazione di tutti i rischi propri del processo lavorativo, declinandoli però sulla base delle caratteristiche (biologiche, sociali e culturali) maschili e femminili e prestando al contempo la giusta attenzione, all’interazione che i lavoratori e le lavoratrici hanno all’interno dell’organizzazione/azienda (cosiddetti rischi organizzativi e psicosociali).
Le schede sono state elaborate tenendo ovviamente conto delle risultanze delle conoscenze scientifiche finora acquisite e consentono di declinare in un’ottica di genere i rischi per la salute per la sicurezza e per i cosiddetti rischi organizzativi/trasversali. Le schede hanno colori differenti in base alle varie tipologie di rischio, per essere agevolmente individuabili. Ogni scheda fornisce una breve descrizione del rischio, evidenzia se lo stesso, sia da considerarsi “neutro”, ovvero trasversale ai due sessi, o se invece rappresenti delle specificità per l’uomo piuttosto che per la donna. Le schede indicano i differenti danni che sulla base della letteratura scientifica è possibile prevedere in virtù delle specificità che legano gli specifici rischi alle differenze di genere. Per ogni rischio sono poi indicate alcune misure di prevenzione e protezione, anch’esse differenziate in base al genere. L’idea di fondo non è tanto quella di escludere da talune lavorazioni/mansioni gli uomini o le donne, ma di garantire la possibilità (con le dovute cautele) di consentire indistintamente, un pari accesso ad ogni mansione a tutti i lavoratori, assicurando loro l’uniformità e l’uguaglianza nella tutela della salute e della sicurezza.
L’utilizzo delle schede richiede ovviamente un adattamento alla specifica realtà aziendale ed allo specifico contesto, ma rappresenta senz’ombra di dubbio un utile punto di partenza. La monografia si conclude con un’appendice statistica che delinea il quadro occupazionale, infortunistico e tecnopatico correlato allo specifico tema.
Nella pubblicazione INAIL viene sottolineata la necessità di valutare i rischi che derivano dalla differenza di genere senza confondere tale valutazione con il tema della tutela delle lavoratrici madri. L’obbligo di valutare i rischi correlati alla maternità è già in vigore da tempo (D.Lgs. 151/2001). Valutare i rischi in ottica di genere dovrebbe prescindere dalla specifica circostanza della maternità, della gravidanza e dell’allattamento, condizioni specifiche e transitorie che, per quanto importantissime, non rappresentano che una porzione dell’ampio spettro della questione della valutazione dei rischi in un’ottica di genere.
Ma che cosa significa, in pratica, integrare il DVR aziendale in un’ottica di genere?
- Occorre anzitutto fare una “fotografia” dell’azienda che permetta di definire alcuni indicatori significativi, quali ad esempio la popolazione lavorativa differenziata per sesso, anche in relazione alle posizioni ricoperte, ai ruoli agiti sia in azienda che nella gestione della salute e sicurezza, l’accesso alla formazione/informazione non obbligatorie, la possibilità di sviluppo di carriera, ecc.
- Si potranno quindi utilizzare le schede contenute nella pubblicazione INAIL per comprendere se con riferimento ai vari rischi specifici vi siano delle misure da attuare o da implementare così da strutturare una differenziazione delle tutele sulla base del genere.
- L’analisi permette di individuare disuguaglianze nell’accesso alla formazione, agli scatti di carriera e ciò può costituire le basi per intraprendere un percorso di gender equality, con l’obiettivo di creare le condizioni più idonee alla creazione di un ambiente di lavoro che rifiuti stereotipi, discriminazioni, abusi fisici, verbali o digitali.
- Arrivate a questo punto, le aziende più virtuose avranno posto le fondamenta per creare un sistema di gestione per la parità di genere che può condurre anche alla certificazione in base alla prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022.
Per prendere visione della pubblicazione:La valutazione dei rischi in ottica di genere (inail.it)
Lascia un commento