L’ultimo significativo cambiamento riguardo la legge in materia di protezione dei dati personali risale al 1995. A quella data non esistevano Google, gli Smartphone e Mark Zuckerberg aveva 11 anni. Da quegli anni molto è cambiato con l’avvento delle nuove tecnologie digitali e dei social media che, se da un lato hanno arricchito la nostra società, dall’altro hanno generato seri rischi per la privacy delle persone.
Nel maggio 2018 entrerà in vigore il nuovo Regolamento Privacy Europeo che stabilirà le nuove regole alle quali dovranno attenersi tutte le organizzazioni che detengono e gestiscono dati personali di cittadini della UE. Il regolamento confermerà l’impianto normativo già in vigore inserendo però nuove disposizioni che terranno conto dell’impatto dell’evoluzione tecnologica sui dati personali ma anche di una più equa relazione tra persone ed organizzazioni.
La rivoluzione nel trattamento dati
E’ importante essere consapevoli del fatto che non siamo di fronte ad un semplice aggiornamento di una normativa esistente, bensì ad una vera e propria rivoluzione culturale che vede il “dato” come un prezioso mezzo per rafforzare e valorizzare la relazione tra le organizzazioni e i propri utenti.
Al centro della nuova normativa c’è la richiesta alle organizzazioni di applicare il principio della “privacy by design” che deve diventare il modus operandi condiviso fra tutti i processi aziendali. Ma cosa si intende con privacy by design? Con questo termine ci si riferisce al fatto che le aziende gestiscono i dati in modo organizzato, rispondendo immediatamente alle richieste di modifica e cancellazione inoltrate dall’interessato, raccogliendo solo le informazioni strettamente necessarie allo svolgimento del servizio e garantendo che le banche dati sono uniche, condivise, controllate e gestite.
Il rapporto di fiducia con l’interessato
Inoltre con il nuovo regolamento Privacy Europeo le organizzazioni dovranno preoccuparsi di ottenere espliciti consensi per ogni singola attività che prevede l’utilizzo di dati personali.
Questo fatto, se letto con la giusta prospettiva, rappresenta una buona notizia per le organizzazioni sempre più a caccia di informazioni riguardanti i propri utenti e/o consumatori. Più si è informati sul perchè e sul come vengono utilizzati i propri dati più si è propensi ad autorizzarne l’utilizzo. Le aziende che per prime saranno capaci di intuire l’importanza di impostare un rapporto organizzazione/consumatore basato sulla fiducia avranno conquistato un vantaggio rispetto alla concorrenza nella nuova economia digitale.
Instaurando un forte rapporto di fiducia con l’utente, sarà infatti possibile ottenere il consenso alla raccolta di un maggior numero di dati e di conseguenza raggiungere il vero e proprio obiettivo primario delle aziende che è quello di conoscere meglio i propri clienti in modo da offrire servizi, beni e prodotti sempre più personalizzati e di interesse. Ecco quindi il cambio di mentalità che le organizzazioni devono adottare.
Nel passato raccogliere tutti i dati personali possibili su un determinato utente/consumatore si è rivelata spesso una strategia inefficace. Con il nuovo regolamento fare ciò diventa estremamente rischioso, sia per i possibili danni di immagine, sia per le pesanti sanzioni.
Sì, letto nella sua globalità quanto richiesto alle organizzazioni dal nuovo Regolamento Privacy Europeo è parecchio impegnativo ma è accompagnato da altrettante opportunità e vantaggi se compreso e sfruttato nelle sue logiche di base.
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