
La pandemia non ancora terminata di Covid 19 ha rappresentato oltre che per la totalità dei cittadini, un momento difficile per le aziende che, oltre a dover gestire nella maggior parte dei casi i contraccolpi economici, si sono trovate a far fronte alla necessità di tutelare i propri lavoratori sul piano della salute con riferimento ad un rischio fino ad ora mai preso in considerazione. Molti autorevoli studiosi della normativa inerente la salute e sicurezza sul lavoro si sono interrogati se fosse necessario, con riferimento alla generalità delle aziende, che ciascun datore di lavoro provvedesse in collaborazione col Servizio di Prevenzione e Protezione a valutare dettagliatamente lo specifico rischio. Alcuni hanno sostenuto questa tesi (sottolineando il fatto che oltre al cosiddetto rischio biologico deliberato, il D.Lgs 81/08 preveda l’obbligo di valutare anche quello occasionale e potenziale) ed altri hanno sostenuto fosse più importante limitarsi ad attuare le specifiche prescrizioni normative, adottando nuove e specifiche procedure organizzative, strutturali e comportamentali di lavoro, atte ad evitare l’esposizione dei lavoratori al rischio di contagio, senza tuttavia ritenere utile sobbarcarsi l’onere della redazione di uno specifica valutazione dei rischi. Questa contrapposizione interpretativa della norma, ha generato non pochi dubbi tra i datori di lavoro, gli RLS, i RSPP ed i Medici Competenti più attenti alla ricerca delle migliori soluzioni da percorrere, per tutelare la salute dei lavoratori. Sul piano pratico comunque, tutte quelle aziende che in un modo o nell’altro hanno continuato il lavoro, delle soluzioni le hanno dovute comunque attuare (e spesso anche trovare). Non tutto il male viene per nuocere, recita un popolare modo di dire, calzante anche nel caso specifico sul quale ci concentriamo nel presente articolo. La difficile esperienza che ancora non ci siamo lasciati alle spalle infatti, ha molto da insegnare e molti saranno gli spunti di cui occorrerà far tesoro in futuro. Eccone alcuni:
Pulizia e sanificazione in azienda. L’attenzione per la pulizia, che ha indotto moltissimi datori di lavoro ad intraprendere tramite appaltatori, interventi straordinari finalizzati alla sanificazione degli ambienti e delle attrezzature di lavoro, con ogni probabilità non si esaurirà con la fine della pandemia.
Smart working/telelavoro. Nel corso della crisi Covid-19 molti hanno potuto sfruttare e toccare con mano nuove opportunità messe a disposizione dalle moderne tecnologie digitali. Lo smart working, come è noto, rende il lavoratore quasi del tutto autonomo nello stabilire dove e quando lavorare, nell’ottica di raggiungere obiettivi concordati. L’obbligo di non allontanarsi da casa durante la pandemia, ha nella maggior parte dei casi fatto sperimentare il telelavoro (lavoro da casa in orari prestabiliti), ma già questo ha consentito di abbattere barriere culturali insperabili fino a pochissimo tempo fa ed anche in ambito di sicurezza sul lavoro, il passaggio ha inevitabilmente costretto a ripensare abitudini e regole. La sperimentazione in corso porterà i suoi frutti e chi si occupa di sicurezza dovrà tenerne conto.
Importanza del S.P.P. La collaborazione fra Datore di lavoro, Medico Competente, RSPP ed RLS a causa del Covid-19 si è rilevata fondamentale nell’applicazione dei Decreti che in questo periodo si sono succeduti e nei vari protocolli che hanno fornito alle aziende utili suggerimenti pratici da attuare (si pensi alle indicazioni inserite nel Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 del 14 marzo 2020). Le norme sono per loro natura generali ed astratte e solo la collaborazione nell’ambito del Servizio di Prevenzione e protezione ha consentito di ridisegnare le uove regole per lo svolgimento in sicurezza delle singole mansioni, con indicazione delle misure preventive e protettive ritenute utili. C’è da augurarsi che ciò contribuirà ad accrescere la volontà dei datori di lavoro di interpellare i professionisti della materia oltre che i lavoratori ed i loro rappresentanti.
Misure strutturali di protezione e distanze sui posti di lavoro. Se oggi i lavoratori fronteggiano il Covid 19, domani potrebbero trovarsi a fronteggiare qualche altro problema, foss’anche una semplice ondata di influenza di stagione. Non costa poi molto posizionare in una farmacia o in una tabaccheria dei vetri o delle barriere in plexiglass che limitino l’esposizione dei lavoratori impegnati in attività col pubblico. Ugualmente, il distanziamento oggi imposto dai recenti decreti tra le varie postazioni di lavoro, potrebbe imporsi come regola igienica di buon senso per il futuro. Chissà che nei call center non si pongano finalmente il problema…
Servizi igienici. Benchè l’Allegato IV al D.Lgs 81/08 lo prescriva perentoriamente, non sono poche le aziende in cui non si dispone di acqua calda per lavarsi le mani, di sapone e di strumenti idonei ad asciugarsi. Potete star certi che in futuro quest’obbligo sarà rispettato dalla stragrande maggioranza delle aziende.
Febbre ed altri sintomi influenzali. Infine, un’altra cosa che abbiamo imparato e della quale sarà bene far tesoro in futuro è che con febbre oltre 37.5 o altri sintomi influenzali è bene non recarsi al lavoro. Ciò ovviamente non a che vedere con l’organizzazione aziendale ma con il senso civico di ciascuno.
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