La “rivoluzione silenziosa” della giurisprudenza e le nuove responsabilità dei datori di lavoro
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre 2024, We World (organizzazione italiana no profit) ha presentato il report “Non staremo al nostro posto” che comprende anche il sondaggio di opinione Ipsos sul tema delle molestie e violenze sul lavoro, offrendo uno sguardo concreto e attuale su un fenomeno che, purtroppo, è in peggioramento.
I dati parlano chiaro: secondo il campione intervistato, 1.100 lavoratori e lavoratrici, di età compresa tra i 20 e i 64 anni, le forme di violenza più diffuse sono: la violenza verbale (56%), il mobbing (53%) e l’abuso di potere (37%), un po’ più contenute la violenza fisica (10%), lo stalking (6%) e la violenza online (2%). Il 60% di lavoratori e lavoratrici è a conoscenza di episodi di violenza avvenuti sul proprio luogo di lavoro e il 42% ha direttamente assistito a episodi di violenza, o li ha subiti.
Una situazione gravissima, perché le conseguenze di tutti gli episodi descritti colpiscono sia la salute mentale che fisica delle persone coinvolte. Il 37% delle donne, infatti, ha sperimentato uno stato di burnout dopo le violenze sul lavoro, ma anche stati di stress, ansia, depressione sono tra gli altri problemi più comuni, e in molti casi le vittime si vedono costrette a lasciare il posto di lavoro.
Viene riportata la presenza frequente di contesti di lavoro dove urla, insulti, minacce, punizioni, demansionamenti e prese in giro, creano un clima lavorativo aggressivo e ostile.
In tal senso, è stata coniato un nuovo concetto, ovvero quello di “Eristress” (Ege, 2024) proprio per indicare “una situazione lavorativa ad alta conflittualità, caratterizzata da un’accesa litigiosità che, come potenza e durata, supera un semplice e unico diverbio”.
Questa forma particolare di “Stress da conflittualità” scatena delle conseguenze a livello psico-somatico non solo sui partecipanti attivi del conflitto ma anche sugli “spettatori” passivi che assistono a queste situazioni.
Cosa dice la giurisprudenza
La tematica dell’Eristress ha avuto delle importanti implicazioni a livello giuridico. Infatti, si è verificata una serie di pronunce, a breve distanza l’una dall’altra, da parte della Cassazione sul tema della Conflittualità all’interno dei luoghi di lavoro: la Corte Suprema, infatti, afferma il “dovere del giudice di merito di valutare e accertare la responsabilità del datore di lavoro per avere anche solo colposamente omesso di impedire che un ambiente di lavoro stressogeno provocasse un danno alla salute del ricorrente”.
Una vera e propria rivoluzione, insomma, in ambito giuridico, sull’interpretazione dell’articolo 2087 del Codice Civile, che porta i doveri a carico dei datori di lavoro non solo all’obbligo di eliminare la conflittualità delle relazioni personali all’interno dell’ambiente di lavoro, ma si estendono prioritariamente anche al dovere di prevenzione, e l’introduzione del concetto di Eristress ammette, tra le altre cose, la risarcibilità anche per i “testimoni” di un conflitto.
Proprio per questo motivo ad oggi ogni datore di lavoro deve essere in grado di mettere in atto, nella propria azienda, attività di prevenzione tese a ridurre la probabilità che situazioni di conflitto e violenza possano presentarsi nel proprio contesto organizzativo, pena la possibilità di andare incontro ad importanti risarcimenti.
E’ evidente che, tra le attività di prevenzione, la valutazione del rischio violenze con un approfondimento sulle ragioni che possono scatenare episodi di conflittualità a livello lavorativo, rappresenta un intervento che deve essere messo in atto con urgenza, al fine di cogliere eventuali criticità nel contesto di lavoro e pianificare opportune misure di miglioramento.
Possibili soluzioni
In Programma Radon, in questo senso, è stato sviluppato un modello integrato di valutazione ed intervento sul tema della conflittualità nel contesto lavorativo, il Conflict-Stress Index (CSI), che può essere facilmente applicato all’interno di ogni organizzazione, anche grazie all’utilizzo di strumenti digitali ed economici.
L’obiettivo è quello di favorire una facile rilevazione in azienda di tutti gli aspetti che possono avere un impatto negativo sui comportamenti aggressivi, sia di natura fisica che verbale, anche con riferimento alla sfera sessuale. Tale valutazione considera anche le risultanze che sono già emerse in azienda dalla valutazione del rischio stress e le integra alla valutazione delle conflittualità, in modo da ottenere un’analisi accurata che consenta al datore di lavoro di stabilire con precisione gli interventi di miglioramento più adatti nella propria azienda.
Programma Radon sta applicando questo modello integrato in tutte le proprie aziende clienti, al fine di tutelare Datori di Lavoro e Lavoratori da ogni rischio possibile in ambito psico-sociale.
Se desideri ricevere informazioni su questo innovativo modello di valutazione, non esitare dunque a contattarci!
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