La Corte di giustizia UE autorizza le associazioni a tutela dei consumatori ad avviare class action su tematiche relative alla privacy.
A seguito di una azione promossa dall’Associazione di tutela dei consumatori tedeschi contro Meta Ireland per l’uso improprio di dati collegato all’utilizzo di alcuni giochi gratuiti, la Corte ha stabilito che le associazioni di tutela dei consumatori sono soggetti legittimati ad avviare azioni inibitorie secondo quanto previsto dall’Art. 80 del GDPR 679/2016.
In Italia il Codice del Consumo legittima le associazioni dei consumatori ad agire per promuovere azioni inibitorie, a patto che siano iscritte ad un elenco istituito presso il Ministero della Giustizia.
Quindi un’associazione – che preveda la tutela dei diritti alla riservatezza dei consumatori nel proprio statuto – potrà quindi agire per “costringere” un’azienda a interrompere una determinata condotta scorretta senza avere il mandato diretto di un singolo cittadino. Ma la class action italiana è sostanzialmente diversa da quella americana e non prevede la possibilità di agire per ottenere un rimborso “diffuso” tra i querelanti. Per arrivare a questo, in Italia, è comunque il singolo che deve autonomamente avanzare richiesta nelle apposite sedi giudiziarie.
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